
Capitolo VI
L’Apostolo riprende i Corinti di ciò che piativano fedeli contr’a
fedeli davanti a giudici infedeli: in che condanna l’impatienza
degli uni in non poter sofferire alcun torto, o danno: e l’iniquità
degli altri, in farlo a’ lor fratelli: 9 dimostrando quanto quel
peccato, ed altri, sieno contrari alla vocation celeste: 12 poi, po-
sta una regola generale intorno alle cose indifferenti, 13 dichia-
ra che la fornicatione non è di quella spetie, anzi un gravissimo
peccato.
1Ardisce alcun di voi, havendo qualche affare con un
altro, piatire davanti agl’iniqui, e non davanti a’ santi?
2Non sapete voi che
i santi giudicheranno il
mon-
do? e, se ’l mondo è giudicato per voi, siete voi indegni
de’ minimi giudicii?
3Non sapete voi che noi giudicheremo gli Angeli?
quanto più possiamo giudicar delle cose di questa vita?
4Dunque, se havete de’ piati per cose di questa vita,
fate seder per giudici quelli che nella Chiesa sono i più
dispregevoli.
5Io lo dico per farvi vergogna. Così non v’è egli pur
un savio fra voi, il qual possa dar giudicio fra l’uno de’
suoi fratelli, e l’altro?
6Ma, fratello con fratello piatisce, e ciò, davanti agl’in-
fedeli.
7Certo adunque già v’è del tutto del difetto in voi, in
ciò che voi havete delle liti gli uni con gli altri:
perché
non sofferite voi più tosto che torto vi sia fatto? perché
non vi lasciate più tosto far qualche danno?
8Ma voi fate torto, e danno: e ciò a fratelli.
9Non sapete voi
che gl’ingiusti non herederanno il
Regno di Dio? non v’ingannate:
né i fornicatori, né
gl’idolatri, né gli adulteri, né i molli, né quelli ch’usano
co’ maschi:
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