
32La vita dell'huomo, che riguarda alla tavola altrui,
non si dee riputar vita.
33Egli contamina la sua persona con le vivande al-
trui: ma l'huomo intendente, e bene ammaestrato, se ne
guarderą.
34Il mendicare č dolce nella bocca dell'huomo sfac-
ciato: e v'č nel suo ventre come un fuoco ardente.
Capitolo XLI
1O morte, quant'č amara la memoria di te a chi vive
in pace fra' suoi beni!
2All'huomo che non č travagliato, e che prospera in
ogni cosa, e che puo anche prender nudrimento!
3O morte, la tua sentenza č piacevole all'huomo bi-
sognoso, ed a cui le forze mancano.
4Al decrepito, ed a colui ch'č travagliato per ogni
maniera, al disperato, ed a chi ha perduta patienza.
5Non temer la sentenza della morte: ricordati di
quelli che sono stati avanti a te, e di quelli che verranno
appresso.
6Percioche tale č la legge posta dal Signore ad
ogni
carne: e perche ricuseresti cio che piace all'Altissimo?
7O dieci, o cento, o mille anni, che l'huomo sia vivu-
to, nel sepolcro non v'č querela per la vita.
8I figliuoli de' peccatori son figliuoli abbominevoli, e
conversano con la vicinanza degli empi.
9L'hereditą de' figliuoli de' peccatori perirą, e vi sarą
vituperio perpetuo nella lor progenie.
10I figliuoli si dorranno del padre empio: percioche
per lui sono dishonorati.
11Guai a voi, huomini empi, che lasciate la Legge
dell'Iddio altissimo.
12Percioche, se voi multiplicate, multiplicate a perdi-
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