
ti piace, benche poi lo faccia, pur provoca ad ira colui
che lo nudrisce.
22La sapienza non è scienza di malitia: e non v'è pru-
denza, ove è consiglio di peccatori.
23V'è tal malitia, che anche è abbominatione: e v'è
tal pazzo, che è sol scemo di sapienza.
24Meglio vale un huomo temente Iddio, benche
sia
di poco intendimento, che uno che abbonda di pruden-
za, e trasgredisce la
Legge.
25V'è tal sottile astutia, che anche è ingiusta: e v'è ta-
le, che perverte la gratia per far parere giusto giudicio:
ma v'è altresì tale, che è savio, giudicando giustamente.
26V'è tal malitioso che camina chino, e vestito a bru-
no; il cui interiore è pien di fraude.
27Egli china il volto, e s'infigne sordo: ma, quando tu
non te n'avvedrai, ti sopraprenderà.
28E se pure, per difetto di forze, è impedito di far
male, se ne trova l'occasione, lo farà.
29L'huomo si riconosce dall'aspetto, e l'huomo in-
tendente si scorge dallo scontro della faccia.
30Il vestir dell'huomo, e'l rider de' denti, e l'andatu-
ra, significano quale egli è.
Capitolo XX
1V'è una riprensione, che non è gratiosa: v'è tale, che
si tace, e non lascia però d'esser prudente.
2Quant'è egli meglio di riprendere, che di ritener na-
scosta l'ira? e chi confessa il suo peccato sarà guardato
di danno.
3Quale è la cupidità dell'eunuco, in volere sverginar la
fanciulla; tali son quelli che fanno giudicii con violenza.
4V'è tale, ch'è trovato savio, tacendo: e tale, ch'è odio-
so per molto parlare.
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