
Predica III
Del terzo laberinto nel quale son quelli che credono esser liberi
Se ben fusse possibile che uno uscisse del primo et del secondo
laberinto con credere che la nostra volontà potesse muover se stes-
sa et che Dio in muoverla la lasciasse libera, in ogni modo si trove-
rebbe in un terzo laberinto intrigatissimo, et questo perché direi
contra di lui: — Se l'huomo è libero, talché non opera di necessità,
imperoché, se ben nell'essere et in ogni sua virtù pende da Dio,
nientedimeno l'uso delle sue forze pende dalla sua propria volontà;
bisognerà adunque dire che Dio non habbia notitia delle attioni et
opere humane, se non poi che sono in essere, atteso che in tal
caso penderebbono dalla volontà dell'huomo, imperoché lo intellet-
to divino in tanto vede le creature, in quanto che pendano dal divin
volere.
Lui vede tutti i divini decreti et sa che per esser la divina volontà
onnipotente et immutabile che di necessità sarà tutto quello che ha
determinato et in questo modo ha chiara notitia del tutto. Però se
le opere degli huomini non havessero totale et necessaria dependenza
da Dio, bisognerebbe dire che non le sapesse innanzi che elle fussero
se non per conietture, et pertanto imperfettamente —.
A questo diranno che sicome, se ben Dio è onnipotente, non però
la potenza sua si estende alle cose impossibili, imperoché non può an-
nichilar se stesso, né anco creare un Dio eguale a sé, atteso che se lo
creasse, di necessità penderebbe da lui et così non, gli sarebbe eguale,
poiché non sarebbe independente sicome è Dio. E adunque Dio on-
nipotente, non perché possi le cose impossibili, ma perché può tutto
quello che può essere.
Or così dicono che Dio è onnisciente, imperoché fa tutte le co-
se che possano sapersi, ma non già perché sappia le cose che non
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