
Predica XVII
Del modo per uscire del terzo laberinto
nel quale son quelli che dicano di non esser liberi
In prima Dio non ci ha posti in questo mondo per vedere le opere
che faremo et secondo quelle eleggerci o reprovarci, imperoché in-
nanzi che nascessemo ha previste tutte le opere nostre et si è risoluto
del tutto. Anzi, se egli s'havesse in qualche cosa a risolvere, sarebbe
impossibile che egli si risolvesse più, non solo per essere immutabile,
et anco perché a Dio nessuna cosa ha a venire, ma gli sono tutte pre-
senti. Non possiamo anco dire che se bene Dio s'è risoluto del tutto,
nientedimeno ci habbia posti in questo mondo per mutar sentenza et
eleggerci se ben ci ha reprovati o reprovarci se ben ci ha eletti, secon-
do che vedrà la nostra vita esser buona o trista.
Et questo perché, sicome Dio quanto al suo essere non può cor-
rompersi, né anco generarsi con mutarsi dal non essere all'essere, per
haver un essere necessario et eterno, non può anco quanto alla sua
spiritual grandezza crescere né diminuire, per esser di necessità infi-
nita. Non è anco possibile che si alteri, per esser semplicissimo, né
può quanto a' luoghi mutarsi, per essere immenso, così non
può ne' suoi propositi et decreti mutarsi, et questo perché o mutereb-
be proposito, perché non havrebbe ben considerato et antiveduto il
tutto et così sarebbe stato ignorante, o vero havrebbe determinato di
far cose impossibili, il che o sarebbe stato per difetto della sua poten-
za, et così non sarebbe stato onnipotente, o sarebbe stato per non es-
ser le cose in sé fattibili, et così Dio non sarebbe stato savio in deter-
minare di far cose repugnanti. Dipoi, o che si mutasse in meglio o in
peggio, bisognerebbe dire che le sue determinationi non fusseno state
tutte ottime. Et se da una determinatione ottima si mutasse a farne
un'altra egualmente buona, bisognerebbe dire che quella tal mutatio-
ne fusse stata vana.
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