
Predica XVI
Del modo per uscire del secondo laberinto
di quelli che dicano di non esser liberi
Non è dubbio che Dio con l'assoluta sua potenza, cioè libera et
sciolta da tutti i suoi divini decreti, da tutto quello che ha previsto,
predetto, promesso et minacciato et dall'essere presente et passato
delle cose, potrebbe privar gl'huomini di tutti li lor beneficii et gratie,
potrebbe anco tor loro l'essere per sempre, et di più potrebbe preser-
vargli et tormentargli, mettere nell'inferno tutti i beati et salvare tut-
ti i dannati, et finalmente fare delle sue creature ciò che è possibile
di farsi.
Et quando ciò facesse non si potrebbe dire che Dio fusse Ingiu-
sto, anzi sarebbe necessario di dire che ogni cosa stesse bene, perché
nel modo che Dio vuole et gli piace, il quale non può né peccare né
errare, anzi di necessità fa ottimamente ciò che fa, atteso che non per-
ché le cose son buone, però le vuole, ma perché le vuole, però son
buone. E ben vero che Dio opera, sicome ha sempre operato
et opererà, secondo i suoi santi, retti et giusti decreti, all'osservanza
de' quali lui proprio volontariamente si è obligato.
Et in prima, quanto a' figliuolini et figliuoline che muoiano innan-
zi a gl'anni della discrittione et si dannano, se ben non havranno ama-
to Dio con tutto il cuore et il prossimo come lor medesimi né osser-
vata la divina legge, nientedimeno Dio, perché vedrà che furono im-
potenti a osservarla, havendogli per escusati non gli punirà con fargli
patire, se ben saran privi della celeste heredità. Né di questo potran-
no giustamente dolersi atteso che se bene fusseno innocenti, in ogni
modo Dio non havrebbe con essi obligo alcuno di dar loro íl paradi-
so, et tanto più quanto che i lor primi parenti furono infedeli a Dio.
Però, sicome se l'Imperadore donasse di gratia un regno a uno
suo gentil huomo et a tutti i suoi descendenti, con questo, che gli fus-
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