La Bibbia nel Cinquecento: edizioni interpretazioni censure
Informazioni sull'edizione » Informazioni sull'edizione » Ochino, Bernardino Laberinti - p. 86


dipoi che hebbe peccato. Così, se ben potrebbe dannare senza pec-
cati et mostrar così la sua potenza, nientedimeno, perché vuole anco
mostrare la sua giustitia, non danna senza peccati né reprova senza
prevedergli.
Non debbe anco alcun scandalezzarsi che egli ci habbia eletti per
gratia, sicome consta per le Scritture sante, imperoché non è cosa
alcuna la quale tanto ci serva per innamorarci di Dio et per farci ope-
rare a gloria sua senz'havere un minimo rispetto a noi, sicome il cre-
dere che siamo eletti per gratia. Et se il magnificare la divina gratia
desse scandolo, non fu mai né anco sarà il più scandoloso huomo
che sarebbe stato Paulo, imperoché sopra tutti gl'altri la magnifica
et lauda. Né si può errar in troppo essaltarla, anzi sempre manchiamo
in non laudarla quanto doveremmo.
E impia cosa il pensare che Dio non possi, non sappi o non vogli
a gl'huomini far gratia alcuna, ma solamente ragione et giustitia, et
sarebbe vil cosa il paradiso se con le opere nostre potessemo guada-
gnarlo. Ma è heredità de' figliuoli et non premio de' servi.
Dipoi, dove hora siam securi della nostra salute a noi conservata
ne' cieli, sicome Pietro scrisse, se in qualche parte pendesse da noi,
potremmo esser certi della nostra dannatione; però in non volere
ch'ella penda da noi ci ha mostrato singularissimo amore.
Nel dirsi anco che l'huomo sia libero in quelle cose nelle quali è
libero, et servo in quelle nelle quali è servo, non si dà scandolo,
sicome si vedrà ne' seguenti sermoni.
Però, facendo fine per hora, pregheremo Dio che ci dia gratia,
che gli rendiamo ogni honore et gloria per Giesù Christo Signor no-
stro. Così sia.


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