
Predica VI
Del secondo laberinto nel quale son quelli
che dicano di non esser liberi
Poniamo che uno potesse difendere che non fusse libero, ma fa-
cesse ogni cosa di necessità et con tutto questo peccasse per non os-
servare la divina legge et Dio non peccasse, in ogni modo, se ben fus-
se uscito d'un laberinto, si troverebbe in un altro molto più intrigato,
et questo perché direbbe: — Se ben non ho osservato la divina legge et
pertanto, sicome dici, ho peccato, nientediemeno Dio non può giu-
stamente punirmi, atteso che non è stato mai in mia potestà il non
peccare, talché se ben hoggi fusse il primo giorno della vita mia et
facessi per l'avenire tutto quel che io potessi per non peccare, in ogni
modo peccherei di necessità, se Dio non mi desse altra gratia di quel-
la che mi ha data infin a hora —.
Et se un gli dicesse: — Tu non hai peccato per forza, né contra il
tuo volere, ma volontariamente et ti sei compiaciuto nel peccato, però
meriti d'essere da Dio giustamente punito —, direbbe: — Confesso che
ho peccato volontariamente et che mi son compiaciuto nel peccato,
ma di necessità non potevo voler altro né in altro modo di quello
che volsi, né non compiacermi in quelle cose nelle quali mi compiac-
qui. Non essendo adunque in me colpa, non posso esser giustamente
punito —.
Disse Abimelec a Dio: «
Punirai tu forse li giusti sicome et li
ingiusti
»? Peccando l'huomo di necessità, pecca senza sua colpa,
però non solo non può essere giustamente punito, ma è degno di
compassione. Né potrà mai dolersi di se stesso, ma più presto di
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