La Bibbia nel Cinquecento: edizioni interpretazioni censure
Processi

Processi

Il severo controllo esercitato dall'Inquisizione romana nei confronti della diffusione di idee e di opere eterodosse e filoriformate è testimoniato dalle documentazioni inerenti ai processi per eresia, come quelli di Pietro Manelfi, di Giordano Bruno e di Tommaso Campanella. Notevoli sono le informazioni che possono essere attinte da questo tipo di documenti, in particolare a proposito della circolazione dei testi proibiti dall'Index librorum prohibitorum: nel corso dei processi a carico dei sospetti, al fine di accertare, controllare e contenere la loro circolazione, erano poste 'di rito' ad imputati e testimoni domande sulla frequentazione dei testi vietati. Oltre a dimostrare una generale diffidenza nei confronti delle traduzioni della Bibbia, giudicate pericolose in quanto rendevano accessibile a tutti la lettura senza la mediazione ecclesiastica, la censura inquisitoriale si abbatte ovviamente sull'opera di eresiarchi - grande importanza e un forte impatto nella 'curvatura' dell'attività tipografica ebbe la proibizione dell'opera omnia di Erasmo (nel 1559 e nel 1564); casi importanti sono costituiti dalla condanna delle opere di Bernardino Ochino e del Beneficio di Cristo (Venezia 1549 e 1554; Roma 1559 e 1564), nonché da quelle di Lelio e Fausto Sozzini (1596).

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