La bibbia del cinquecento

Novum Testamentum omne, tertio iam ac diligentius ab Erasmo Roterodamo recognitum, non solum ad Graecam veritatem, verumetiam ad multorum utriusque linguae codicum, eorumque veterum simul et emendatorum fidem, postremo ad probatissimorum autorum citationem, emendationem et interpretationem, una cum annotationibus recognitis, ac magna accessione locupletatis, quae lectorem doceant, quid qua ratione mutatum sit. Quisquis igitur amas veram Theologiam, lege, cognosce, ac deinde iudica. Neque statim offendere, si quid mutatum offenderis, sed expende, num in melius mutatum sit. Nam morbus est, non iudicium, damnare quod non inspexeris. Salvo ubique et illabefacto Ecclesiae iudicio. Addita sunt in singulas Apostolorum epistolas, argumenta per eundem

a cura di Erasmus Roterodamus, Basileae, Io. Frob. typis excudebat, 1522 mense Februario

2 voll.: vol 1: [68], 562, [2] pp.; vol. 2: mancante; romano, greco; ill.; 2º.

Il Novum Testamentum di Erasmo, stampato per la prima volta nel 1516, rappresenta una testimonianza particolarmente pregnante dell'opera umanistica di “restituzione” del testo biblico attraverso una traduzione latina che fosse fedele agli originali. L'edizione stampata a Basilea nel 1522 racchiude la terza revisione della traduzione latina. Presenta il testo greco della seconda revisione, riveduto e corretto alla luce di ulteriori manoscritti. Il testo risulta integrato del Comma Johanneum (1Io 5,7–8) che era assente nelle edizioni precedenti. L'Argumentum di Erasmo precede ogni epistola. La versione erasmiana fu ripresa più volte dal suo stesso autore attraverso revisioni successive in quanto realizzata la prima volta in tempi molto rapidi, a causa dell'esortazione ricevuta dall'editore a consegnare il lavoro in tempo utile per farlo uscire prima della Bibbia Complutense.

Segnature: A–C6 D–E8 a–z6 A–Z6 &6.

Sul frontespizio un titolo intenzionalmente prolisso, composto su più righe in capitali e minuscole, difende l'acribia di Erasmo nel ristabilire il testo greco del Nuovo Testamento e stempera la sicura polemica con i detrattori del suo lavoro.

Le carte introduttive al testo biblico, distribuito su due colonne in greco e in latino, sono impegnate da un corpus paratestuale assai articolato costituito da epistole, un'autoapologia e un'esortazione al lettore, note al testo, indici, tavole dei canoni, e in tutte la mise en page si mostra tipograficamente accurata.

Pregevoli anche gli apparati iconografici consistenti in capilettera, testatine e cornici silografiche. La serie dei capilettera presenta diverse soluzioni decorative che non solo moltiplicano le tipologie in base a cui questi ultimi possono essere descritti: istoriati con soggetti biblici, figurati con illustri personaggi della classicità greco–romana o con anonimi tipi antropomorfi e figurine animali, ornati a motivi floreali... ma permettono altresì un esame iconologico dell'intera figurazione: si pensi ad esempio all'influenza della medaglistica rinascimentale su alcuni capilettera–ritratto (la «N», i due «pi greco», e forse quella «Q» in cui l'occhiello della lettera serve quasi da clipeo per incorniciare il profilo della testa di Diogene). Analogamente, nelle due testatine con il trionfo di Venere e Cupido e con la morte di Servio Tullio, investito dal carro condotto da sua figlia, si traduce quella passione antiquaria e quella memoria tipicamente quattrocentesca dell'antichità che fece dei trionfi un tema e un genere nuovi, o almeno reinventati, permeando di sé i canali di trasmissione e di ricezione della cultura umanistica. Un discorso a parte meritano le cornici silografiche: quella a c. a1r, ripetuta a c. D6r, è siglata da Urs Graf (1485–1527 ca.) e contiene i monogrammi «MVA» e «VRS» nel legno di sinistra, «VG» in quello inferiore, oltre all'excudit dell'editore Johann Froben (1460 ca.–1527). Alle cc. A1r e A1v figurano invece due ampie cornici con soggetti allegorici, l'una ispirata alla Tavola di Cebete, l'altra alla De mercede conductis potentium familiaribus di Luciano: ora, occorre rilevare la funzione di critica svolta da tali allegorie poiché esse, come immagini, si rivelano un mezzo prudente ma efficace per comunicare idee invise o solo scomode alle autorità ecclesiastiche. In esse si compendia dunque una valenza puramente decorativa ed una ermeneutica che orienta infine il rapporto tra autore/editore ed il suo pubblico, con esiti che nel nostro caso sono persino sarcastici: il breve di Leone X ad Erasmo è sì presentato al lettore, ma come incalzato dall'aspra e urgente critica che ad esso rivolgono, tutte intorno, le immagini.

A c. &6v è presente la marca tipografica di Johann Froben: il caduceo, con aggiunta una colomba (vedi Mt 10,16) posata in cima all'asta, fra le teste dei rettili; due fanciulli e un angelo reggicortina, all'interno di un prospetto architettonico, completano l'emblema.

L'esemplare pubblicato appartiene al Fondo Magliabechiano della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (Magl. 3._.296). Il volume, alluvionato e restaurato, conserva una legatura coeva in pelle di porco allumata, con impressioni a secco e assi di legno, dorso a sette nervature e tracce di fermagli. La costola originale è ora incollata all'interno del piatto posteriore. Maculature latine, ricomposte, si trovano sul risguardo anteriore e sulla carta di guardia finale integrata nel restauro. Sul verso della prima carta di guardia originale sono state apposte delle note ms. a penna e a matita e l'ex libris a stampa di Ferdinando III, granduca di Toscana (1769–1824). Seguono altre note ms. tra cui una con motto «Tota spes mea est in morte Domini mei Ihesu Christi» e un'altra che riporta la collocazione sistematica stabilita dal Targioni: «cl. XL Novum Testamentum Graeco–Latino Erasmo Interprete». Sul frontespizio è impresso il timbro a olio della Magliabechiana. Le carte del testo sono interfoliate con carte bianche, presentando, le une e le altre, ampie e frequenti postille di mano non identificata.

Impronta: m,i–αςο raus γωτο* (3) 1522 (R).

Fonti: La Bibbia. Edizioni del XVI secolo, a cura di A. Lumini, Firenze 2000, pp. 201–202;
Jean Michel Massing, The illustrations of Lucian's «Imago vitae aulicae», in «Journal of the Warburg and Courtauld Institutes», L, 1987, pp. 214–219.