La bibbia del cinquecento

Reverendissimi domini d. Thomae De Vio Caietani, cardinalis sancti Xysti in Pentateuchum Mosis iuxta sensum quem dicunt literalem commentarii

a cura di Tommaso De Vio, Romae, apud Antonium Bladum Asulanum, 1531

263, [1] cc.: romano, gotico, ill.; 2º.

Traduzione del Pentateuco dall'ebraico ad opera di Tommaso de Vio (Roma 1532), che testimonia l'opera svolta in campo cattolico nella revisione del testo scritturale. Il Caietano programmaticamente ritiene opportuno attenersi al significato letterale della Scrittura per offrire una risposta cattolica alla “provocazione” luterana, approvando così il principio dell'esigenza di tornare al testo senza rivolgersi costantemente agli esiti esegetici della tradizione patristica, e sfruttando piuttosto l'opera degli umanisti, tra i quali Erasmo; la sua traduzione attira, fra le altre, le critiche del Politi (cfr. Annotationes fratris Ambrosiii Catharini Politi... in excerpa quaedam de commentariis reverendissimi cardinalis Caietani..., Parisiis, apud Simonem Colinaeum, 1535).

Segnature: A–Z6 a–x6 (carta x6 bianca).

Il frontespizio si apre con l'intestazione «Caietanus in Pentateuchum»; dopo il titolo e l'indicazione di responsabilità segue la marca tipografica di Antonio Blado (1490–1567): un'aquila coronata, tra le iniziali «A. B.», che ad ali spiegate tiene disteso con gli artigli un drappo. Il commento del Caetano, edito in caratteri romani, è intercalato da passi del testo biblico in scrittura gotica, proposto secondo la duplice lectio della Vulgata e della nuova traduzione; è inoltre decorato con stilizzati capilettera, eterogenei sia nella forma, sia nel ductus. A c. x5v, dopo la nota di errata corrige, troviamo il colophon da cui risulta la data di stampa 1532, anziché 1531 come sul frontespizio.

L'esemplare pubblicato appartiene al Fondo Magliabechiano della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (Magl. 19.–.19). Alluvionato e restaurato, è rilegato in tutta capra allumata, con dorso a tre nervature. Sul risguardo anteriore sono incollati due cartellini originali con le collocazioni attuale e precedente. Sul frontespizio vi è una nota manoscritta a penna, ripetuta anche nel verso e a c. x5v, indicante la provenienza del libro dalla Badia Fiorentina e il numero progressivo assegnato ad esso al momento dell'inventariazione da parte dalla Commissione degli oggetti d'arte e scienza. A c. A2r figura il timbro dell'ente, istituito nel 1808 per la gestione del patrimonio artistico delle istituzioni religiose soppresse dal governo napoleonico.

Impronta: eanc adne isdo Itte (3) 1531 (R).

Fonti:
La Bibbia. Edizioni del XVI secolo, a cura di A. Lumini, Firenze 2000, pp. 122–123.