La bibbia del cinquecento

La Bibia, che si chiama il vecchio Testamento, nuovamente tradutto in lingua volgare secondo la verità del testo Hebreo, con molte et utili annotationi e figure e carte per più ampia dichiaratione di molti luoghi, edifici, e supputationi. Quanto al nuovo Testamento è stato riveduto e ricorretto secondo la verità del testo greco, e di molte et utili annotationi illustrato, con una semplice dichiaratione sopra l'Apocalisse

a cura di Filippo Rustici, Ginevra, stampato appresso Francesco Durone, 1562

[6], 465 [ma 467], [1], 110, [18] cc.; 2 cc. di tavole: romano, ill.; 4º.

Traduzione dal testo originale ebraico del 1562 attribuita a Filippo Rustici, lucchese che si era rifugiato a Ginevra già nel 1555, nella quale è rilevabile l'influenza dell'opera del Brucioli. Secondo una scelta attuata per la prima volta dal Brucioli per la versione italiana del testo biblico, tra l'altro, i libri apocrifi si presentano separati dagli altri, comprendendo anche alcuni di quelli che i cattolici considerano deuterocanonici.

Segnature: [pi greco]a6 a-z4 A-Z4 aa-gg4 hh6 ii-zz4 AA-ZZ4 aaa-zzz4 &&&6 2A-Z4 Aa-Ii4 (carta &&&6 bianca).

Sul frontespizio, dopo il complesso titolo composto su più righe di caratteri diversi — lettere capitali e minuscole, tonde e corsive — si inserisce la marca tipografica di François Duron: una donna alata dalle vesti stracciate (la Religione) che trionfalmente calpesta uno scheletro (la Morte) mentre si appoggia a una croce e innalza un libro. La mise en page, evidenziata dalla sottile griglia a righe brune, distribuisce il testo su due colonne aventi a margine le note di commento e le concordanze. Il testo è inoltre adornato con stilizzati capilettera silografici a motivi fitomorfi e arricchito dai sussidi esplicativi dell'apparato iconografico: venticinque vignette e due tavole a piena pagina, commentate da puntuali didascalie, di cui forniamo una trascrizione.

Si pubblica in edizione fotostatica l'esemplare Palat. A 2.3.8 della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Buono lo stato di conservazione della legatura, in tutta pergamena rigida con impressioni in oro, taglio spruzzato in azzurro e segnacolo in seta verde. Sul risguardo anteriore sono annotate, a matita, la collocazione attuale del volume e quella palatina settecentesca (Th.q.51). Sono inoltre apposti sul frontespizio il timbro a secco della Biblioteca Palatina, due timbri a olio — il primo, con data 1872, della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, il secondo quale ex libris del teologo e letterato Francesco Raimondo Adami (1711-1792) — e delle note ms. a matita, non decifrate. Altre annotazioni si trovano a c. Ii4r.

Impronta: i–di dule r–a– IlEc (3) 1562 (R).

Fonti:
La Bibbia. Edizioni del XVI secolo, a cura di A. Lumini, Firenze 2000, pp. 94–96;
Edoardo Barbieri, Le bibbie italiane del Quattrocento e del Cinquecento. Storia e bibliografia ragionata delle edizioni in lingua italiana dal 1471 al 1600, 2 voll., Milano, 1992, pp. 352-355; La Bibbia a stampa da Gutenberg a Bodoni, Catalogo della mostra tenuta a Firenze, 8 ottobre–23 novembre 1991, a cura di I. Zatelli, iconologia a cura di M. Gabriele, Firenze 1991, p. 146.