La bibbia del cinquecento

La Bibbia tradotta in lingua toscana, di lingua hebrea, per il reverendo maestro Santi Marmochini fiorentino, dell'ordine de' predicatori, con molte cose utilissime, et degne di memoria, come nella seguente epistola vederai. Aggiuntovi il terzo libro de' Macchabei, non più tradotto in lingua volgare. Oltra le precedenti stampe, di nuovo riveduta, corretta, et emendata dall'hebreo, quanto al testamento vecchio, et dal greco, quanto al nuovo; et mutati molti vocaboli non bene tradotti, et limati, seguendo la propria verità. Et acciò l'opera sia più perfetta quanto alla disputa di Iobbe co' suoi amici, et quanto a tutti i salmi di Davitte, quali per altri sono stati tradotti in prosa, nuovamente sono traslatati in versi volgari misurati, secondo che furon composti da' proprii auttori, per modo poetico o vero profetico, secondo che in quel tempo era consueto. Il che sarà molto più intellegibile et dilettevole a' lettori, massime osservando il semplice et comune stilo della santa et divina Scrittura

a cura di Santi Marmochino, In Vinegia, appresso gli heredi di Luc'antonio Giunti, nell'anno 1545, nel mese di giugno [1546]

[10], 437, [1] cc.: romano, ill.; 2º.

Nuova traduzione in lingua italiana («toscana») realizzata nel 1538 da Sante Marmochino, domenicano del convento fiorentino di San Marco, sulle orme di quella del Brucioli. Ogni capitolo è introdotto da un sommario e l'opera è corredata da una tavola degli uomini illustri, dei luoghi e dei fatti memorabili, che di fatto traduce l'indice compilato da Johannes Rudelius per la sua Bibbia latina del 1527. A margine del testo sono disposte note che indicano anche il modo nel quale devono essere pronunciate le parole della lingua ebraica. Nella realizzazione del frontespizio, sottolinea la vicinanza con la Bibbia del Brucioli il recupero degli stessi legni incisi per questa. Si pubblica l'edizione riveduta e corretta emessa nel 1546, dove il libro di Giobbe e quello dei Salmi sono riportati in versi, e dove un'epistola del Marmochino al lettore precede il testo scritturale.

Segnature: +10 A–VV8 XX–YY6 AAA–EEE8 FFF6 GGG–III8 kkk–LLL6.

L'emissione del 1546, che seguì di un anno la seconda edizione della versione del Marmochino, deve forse la sua comparsa alla sollecitudine con cui l'Ordine domenicano intese preservare l'opera del confratello, già morto nel 1545, evitando che la sua traduzione, circolata allora anonima, potesse essere confusa con quella del Brucioli. Al frontespizio venne così aggiunto il nome dell'autore e la data fu corretta in 1546, mentre restò invariata quella indicata nel colophon a c. LLL6r. Oltre al frontespizio, inquadrato in una cornice silografica istoriata con nove episodi biblici, gli stessi della bibbia brucioliana del 1532, il corredo iconografico si segnala per la silografia raffigurante David salmista a c. BB3r, per i capilettera, in limitate varianti per ciascun carattere, presenti all'inizio di ogni libro e decorati a girari vegetali o istoriati con soggetti mitologici, e per la marca tipografica giuntina, con il giglio fiorentino e le iniziali «L. A.» circondati da una ghirlanda sorretta da due putti, che sigilla il recto dell'ultima carta.

L'esemplare qui pubblicato proviene dal fondo Guicciardini della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (Guicc. 1.3.72). È rilegato in tutta pergamena rigida con dorso liscio e taglio spruzzato di azzurro. Sul frontespizio figura la nota di possesso ms. a penna: «ex Libris Petri Vaccà 1765» e il timbrino a olio della Libreria Religiosa Guicciardini, ripetuto anche a c. LLL6v. In discreto stato di conservazione, mostra tenui gore ed ingiallimento di alcune carte, dovuti all'umidità.

Impronta: lo6. 4.t. ioci scte (3) 1546 (R)

Fonti:
La Bibbia. Edizioni del XVI secolo, a cura di A. Lumini, Firenze 2000, pp. 89–90;
Edoardo Barbieri, Le bibbie italiane del Quattrocento e del Cinquecento. Storia e bibliografia ragionata delle edizioni in lingua italiana dal 1471 al 1600, 2 voll., Milano, 1992, pp. 300–301.