La bibbia del cinquecento

Biblia vulgare istoriata

trad. di Niccolò Malerbi, Stampata ne l'alma città de Venetia, per Giovanne Ragazo, A instantia di Luchantonio di Giunta Fiorentio, sotto gli anni de la nostra redentione MCCCCLXXXX, a di XV de Octubrio

[216], [212] cc.: romano, ill.; 2º.

Edizione della Bibbia istoriata del 1490, realizzata nella tipografia di Lucantonio Giunti a Venezia, nella quale numerose silografie — che prendono ispirazione dalla Bibbia di Colonia del 1480 —, arricchiscono la traduzione italiana realizzata da Niccolò Malerbi, abate camaldolese di origine veneziana, a partire dal manoscritto di una traduzione precedente riveduto attraverso il confronto con la Vulgata; ne risulta una versione nella quale le grafie venete sono predominanti, pubblicata per la prima volta nel 1471.

Segnature: a–x8 y10 aa–dd8 ee6, AA–PP8 A–L8 M6.

L'edizione del 1490, la prima versione della Bibbia del Malerbi dotata di un frontespizio, è anche la prima illustrata: 208 silografie nel primo volume e 176 nel secondo formano un corpus iconografico che, sebbene realizzato da diverse botteghe e incisori al servizio di Lucantonio Giunta, possiede una propria uniformità espressiva nel comune registro stilistico di tono popolare, e contribuisce in modo sostanziale a rendere l'opera uno dei capolavori editoriali del Quattrocento. Fra i modelli serviti agli incisori della Bibbia giuntina vi è la Vulgata con le Postillae di Niccolò da Lyra (1270–1340), edita nel 1489 a Venezia da Ottaviano Scoto, e le Bibbie impresse alla fine degli anni Settanta a Colonia da Heinrich Quentell: le diverse finalità dei rispettivi apparati iconografici, l'uno a carattere erudito, l'altro più narrativo, convivono tuttavia nel nostro testo senza difficoltà tanto che i legni, in tutto o in parte, vennero riutilizzati anche nelle edizioni seriori della Bibbia in volgare promosse dal Giunta (dal 1492 fino alla Biblia cum concordantiis del 1511) e costituirono il modello per altre stampe bibliche illustrate, tra cui quelle lionesi. Il testo si distribuisce su due colonne attraverso carte prive di numerazione, costellate da capilettera molto stilizzati. A c. L8r si trova il colophon con la data e i nomi del tipografo e dell'editore.

Si pubblica in edizione fotostatica l'esemplare Palat. D.7.2.7. della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Il volume, in buono stato di conservazione, è rilegato in tutta pergamena con impressioni in oro. Sul frontespizio è impresso il timbro a olio, con data 1872, della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Molte iniziali di versetto, porzioni di vignette e di capilettera sono rimarcati a penna; si incontrano inoltre postille a margine di mano non identificata e piccole lacune, specie nel Vangelo di Matteo, dovute alla mancata sovrimpressione tipografica dei capilettera. Il fascicolo M è mutilo delle due carte finali.

Impronta: a–i. elno lat. e–de (C) 1490 (R)

Fonti:
Edoardo Barbieri, Le bibbie italiane del Quattrocento e del Cinquecento. Storia e bibliografia ragionata delle edizioni in lingua italiana dal 1471 al 1600, 2 voll., Milano, 1992, pp. 219-221;
La Bibbia a stampa da Gutenberg a Bodoni, Catalogo della mostra tenuta a Firenze, 8 ottobre–23 novembre 1991, a cura di I. Zatelli, iconologia a cura di M. Gabriele, Firenze 1991, p. 107.